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....Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un’ampia costiera dall’altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor più sensibile all’occhio questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa, e l’Adda rincomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian l’acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni...
(A.Manzoni, I Promessi Sposi)
"La porto alla stazione?"
"No, al duomo." il tassista mi guarda sorpreso, guarda, per l'esattezza, prima me, poi la valigia, di nuovo me e di nuovo lei. È un piccolo trolley nero, da businessman, nel mio caso da businesswoman, non troppo ingombrante, ma nemmeno piccolo da passare inosservato. "Beh forse è normale che sembri strano che se uno ha una valigia voglia andare al duomo e non alla stazione" penso, poi a voce alta aggiungo: "Ho un po' di tempo prima del treno e volevo approfittarne per fare un giro" lo dico quasi se dovessi giustificarmi, perché è risaputo che chi esce da un hotel, con una valigia, va per forza in stazione.
Il tassista, biondo e tipicamente lombardo nell'accento, ci pensa un po'
su e una volta partiti dice con aria di chi ha elaborato a lungo il
concetto: "lei è una filosofa." io resto un po' interdetta, sarà un
complimento o un'offesa? Ma lui continua: "lei ha detto una cosa molto
intelligente, ha detto di aver tempo. E io rifletto spesso sulla
questione del tempo. Quando nasciamo ne abbiamo a tonnellate di tempo,
poi man mano che cresciamo lo occupiamo tutto e non ci pensiamo, non ci
rendiamo conto. Soprattutto non pensiamo a come lo usiamo." E bravo il
mio tassista filosofo. Ha ben chiaro come va il mondo. La sua
speculazione filosofica continua, parla di una tribù nomade aborigena
australiana che si sposta da un luogo se non riesce a procacciarsi il
cibo entro sei ore. Io credo che tutto sommato la filosofia del tassista
sia giusta e sebbene abbia in tasca un biglietto che può esser
tranquillamente anticipato, perché perdere queste due ore qui? Quante
volte mi succede di arrivare in un posto e lasciarlo senza aver visto
nulla? Per una volta do ragione a te, oh filosofeggiante tassista, e
decido di farlo un giro per Como.
Mi scarica di fianco al duomo, mi dà indicazioni per il lungo lago e per
la stazione e i soldi che gli do vorrei che fossero per la
chiacchierata filosofica in prima mattina e non per la corsa in
macchina.Mi sono lasciata alle spalle l'albergo, se cosi vogliamo chiamarlo, "peggiore d'Italia" come l'ha definito ieri la collega Cinese. Ammuffito, coi muri sporchi, con i rubinetti dei bagni rincollati alla male peggio, col condizionatore di dieci anni fa che si tiene insieme per miracolo e per lo schotch che ci hanno messo e che ti gocciola in testa se ti viene la malsana idea di sederti alla scrivania. Mi sono lasciata alle spalle due giorni di pioggia o quasi, lunedì sera quando sono arrivata c'era un tempo talmente da cani che non ero sicura di riuscire a raggiunger l'Hotel.
Ma oggi è nuovo giorno. C'è un bel sole, c'è una leggera nebbiolina che si alza dal lago e riempie la città che si sta ancora stiracchiando di un'atmosfera quantomeno surreale.
Il duomo è imponente, baciato dal sole, di marmo dalle mille sfumature, do un'occhiata all'interno e c'è sempre quel senso di meraviglia che mi prende quando c'è un soffitto a volte gotiche su di me, anche se stanno facendo i lavori e le martellate rovinano un poco quell'atmosfera tipicamente da luogo sacro che dovrebbe esserci.

Proseguo e faccio un giro sul lungo lago, c'è una passeggiata pedonale,
la valigia arranca dietro di me, allora cambio braccio. Il sole appare
sempre di più, silenzioso e tiepido, a far sparire la nebbiolina. C'è
molta gente, ci sono due vecchine british che si fermano per farmi
passare, loro vanno piano, si stanno godendo la passeggiata, ma io ho
una valigia, ciò deve per forza significare che sto correndo da qualche
parte. E invece no. Ho ancora un'ora e mezza e me la godo. Il sole tra
le foglie ingiallite e questo lago che mi riempie la mente di manzoniane
memorie.Arrivo fino al museo dedicato a Volta, lo ammetto, non ricordavo assolutamente venisse da Como. Poi torno indietro, verso la stazione, potrei aprire google maps, ma mi fido del tassista filosofo e seguo le sue indicazioni.
Alla stazione, mi viene voglia di caffè. Entro al bar e sento suoni familiari. Cinesi. Il bar è gestito da cinesi e pure l'annesso negozietto. È proprio vero che se conosci il Cinese è difficile morir di fame, in qualsiasi parte del mondo ti trovi.